La Sindrome del Dolore all'Inguine (Groin Pain Syndrome) è un’entità clinica molto complessa, in cui la diagnosi differenziale che prende in esame le differenti strutture anatomiche coinvolte, è un requisito essenziale per la buona riuscita del trattamento. Per tale motivo è stato necessario mettere a punto un percorso dedicato presso il reparto di Chirurgia Ortopedica Ricostruttiva e Tecniche Innovative.
Su tale argomento si è sviluppato crescente interesse nel campo clinico e nel campo della ricerca negli ultimi anni. Viene definita come dolore o sensazione di discomfort a livello del basso ventre e/o dell’area inguinale e/o della parte interna della coscia.
Tali aree di dolore possono essere coinvolte in molteplici patologie, di interesse ortopedico e non.
Dal punto di vista ortopedico possiamo distinguere due entità cliniche principali: le patologie intra-articolari dell’anca; e le patologie extra-articolari (fig. 1) quali la patologia adduttoria, la patologia dello psoas, la patologia della sinfisi pubica e l’inguinal disruption.
Queste sono diagnosi frequenti, in particolare nel giovane-adulto che pratica sport a livello amatoriale o professionistico. Gli sport più coinvolti sono quelli con frequenti accelerazioni o decelerazioni, cambi di direzione, salti e calci. E quindi il calcio, il rugby, l’hockey, il pattinaggio, la danza. Ma anche il basket, il baseball, il golf e l’equitazione.
La patologia intrarticolare dell’anca è assai vasta e può comprendere le alterazioni morfologiche del profilo articolare, ai corpi mobili, alle stress fracture (fig. 2), all’artrosi.
La diagnosi differenziale più frequente in ambito sportivo e nell’ottica della Groin Pain Syndrome è quella del conflitto femoro-acetabolare (FAI, Femoral Acetabular Impingement). Il paziente lamenta un dolore profondo difficilmente localizzabile in corrispondenza dell’anca o della regione inguinale. Solitamente insorge dopo uno sforzo, non sempre correlato a un trauma. Affligge il paziente per lungo tempo e si riesacerba in particolare con l’attività fisica. Può verificarsi una progressiva limitazione dell’articolarità dell’anca e durante la mobilizzazione si possono avvertire “click” e rumori articolari, anche dolorosi. Può concomitare cedimento dell’arto inferiore o sensazione di sublussazione. Le maggiori limitazioni in ambito sportivo sono i movimenti tipo “squat”, gli affondi, i cambi di direzione, le torsioni e le decelerazioni. I sintomi possono divenire invalidanti rendendo disagevole anche la posizione durante la guida della propria auto, lo stare seduti in ufficio, la deambulazione e il riposo notturno sul fianco affetto.
Possibili associazioni sono dolori a livello della sinfisi pubica (fig. 3) o dello psoas.
La prima si manifesta con un dolore più centrale, in corrispondenza della sinfisi pubica e la seconda invece come dolore più profondo esacerbato dalla flessione attiva dell’anca o dallo stretching in estensione. Queste due entità cliniche e in particolare la tendinite dello psoas, si presentano più frequentemente nei runners (o corridori).
Al contrario la patologia adduttoria è più frequente nel calciatore. Il giocatore può essere affetto da una tendinopatia cronica o da una lesione acuta del complesso adduttorio. Nel primo caso il paziente sperimenta un dolore di lunga data (mesi o anni), che influenza negativamente l’attività sportiva senza però comprometterla totalmente. Il gesto atletico più problematico è ovviamente il calcio al pallone. Il dolore avvertito è in sede mediale, in corrispondenza dell’origine del tendine dell’adduttore lungo.
In caso di lesione acuta al contrario, l’atleta ricorda perfettamente il trauma (un calcio stoppato, o un’accelerazione improvvisa), da cui è scaturito un “pop” o un “crack” con possibile conseguente caduta e impossibilità di continuare l’attività sportiva. Nei giorni seguenti può svilupparsi un caratteristico ematoma del lato interno della coscia, che può estendersi anche a livello del basso ventre. Questo lo si deve alla continuità anatomica tra adduttore lungo e muscolatura addominale (piramidale). L’atleta lamenterà difficoltà alla marcia, impossibilità a calciare il pallone e difficoltà anche ad eseguire crunch addominali o sit-up.
L’inguinal disruption (fig. 4) è il termine accettato in letteratura che raccoglie molte definizioni, ritenute imprecise e ormai progressivamente in disuso quali: pubalgia, sport hernia, sportsman’s hernia, ernia inguinale, ernia incipiente, ernia criptica, sindrome del giocatore di hockey, inguine o ernia di Gilmore, ecc. Anche in quest’ultimo caso il paziente può avere un dolore in sede inguinale presente da molto tempo e può estendersi anche al versante interno della coscia e del testicolo. Caratteristicamente il dolore può essere esacerbato dalla manovra di Valsalva (tosse, starnuto, ponzamento o sollevamento pesi).
L’equipe della Chirurgia Ortopedica Ricostruttiva Tecniche Innovative ha messo a punto un percorso diagnostico-terapeutico dedicato ai pazienti affetti da coxalgia. L’iter prevede visita specialistica e l’integrazione con esami strumentali mirati (ecografia dinamica (fig. 5), radiografie con proiezioni specifiche, ricostruzioni tridimensionali TC (fig. 6), RMN ad alto campo, test con anestetico intra o extra-articolare).
Accertata la diagnosi le terapie possibili vanno dalle terapie conservative, in particolare la fisioterapia che mira al recupero del ROM, a ribilanciare gli squilibri muscolari, a riacquisire la coordinazione e il gesto atletico. L’eventuale approccio chirurgico comprende interventi di artroscopia d’anca che mira a eliminare i conflitti ossei e a ripristinare i profili articolari e la biomeccanica dell’anca così come a trattare le lesioni associate come quelle a carico del labrum o della cartilagine, ed interventi endoscopici o tecnica open mirati al trattamento delle patologie extra-articolari (release o tenorrafie tendinee, rinforzo della parete posteriore del canale inguinale in caso di inguinal disruption, ecc.)
Nota: la figura 1 è presa da "Ernest Schilders et al. Doha agreement meeting on terminology and definitions in groin pain in athletes, Adam Weir, BMJ 2015"
Autori: Dr. Dante Dallari e Dr. Alessandro Mazzotta struttura complessa di Chirurgia Ortopedica Ricostruttiva e Tecniche Innovative-BTM, Istituto Ortopedico Rizzoli.
Scheda informativa revisionata il: 2 marzo 2021.